venerdì 28 aprile ore 21 • teatro
Compagnia Teatrale Enzo Moscato, Casa Del Contemporaneo
LUPARELLA
ovvero foto di bordello con Nanà
di e con Enzo Moscato
e con Giuseppe Affinito
scena e costumi Tata Barbalato
organizzazione Claudio Affinito
produzione Compagnia Enzo Moscato/Casa Del Contemporaneo
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Una sequenza teatrale a due voci, che evoca una dolorosa polifonia emotiva, ambientata sul finire della Seconda guerra mondiale. A 26 anni dal debutto, Enzo Moscato ripropone il suo storico spettacolo, in forma di reading, mantenendo intatto fascino e magia.
Lo spettacolo Luparella, ovvero Foto di Bordello con Nanà di Enzo Moscato nella sua prima stesura, sotto forma di breve monologo, è interpretato dallo stesso Moscato a metà degli anni Ottanta. Il 4 luglio del 1997 debutta a Ercolano, nell’ambito del Festival delle Ville Vesuviane, nell’interpretazione di Isa Danieli e con la regia di Moscato, poi, viene rimesso in scena nel 2002 al Teatro India di Roma e riallestito nel 2005 al Nuovo Teatro Nuovo di Napoli. Nel settembre del 2002, in occasione della LIX Mostra del Cinema di Venezia, viene presentata la trasposizione cinematografica di Luparella, diretta da Giuseppe Bertolucci con le musiche di Pasquale Scialò. Successivamente (febbraio 2010), al Teatro María Guerriero di Madrid, è stato realizzato un allestimento in versione spagnola; a cui ha fatto seguito la messa in scena in lingua francese (nella traduzione di Arturo Armone Caruso) nell’ambito della rassegna Tradurre/Trasmettere dedicata al teatro italiano, avvenuta presso il Theatre de l’Atalante di Parigi. Oggi, a 26 anni da quel debutto, l’autore ripropone lo spettacolo, in forma di reading, senza pur sminuirne fascino e magia.
Note di regia
Protagonista della vicenda (o della Storia, o della Natura, che, come Leopardi avvertiva, sono spesso, a Napoli, la stessa, crudelissima cosa) è Nanà, l’anima candida e reietta, giovane-vecchissima creatura al servizio “minuto” delle donne di un bordello arroccato sui “Quartieri Spagnoli”, nella Napoli, desolata e avvilita, dell’occupazione nazista, sul finire dell’estate del 1943. È Nanà, simbolo di una Napoli-risentimento e non da folclorica cartolina, voce e volto d’azione di riscatto, a fronte delle infinite bugie e menzogne su un popolo, consegnatoci da chi ce lo tramanda come inerte e infingardo, pagnottista e voltagabbana, a farsi, nella vicenda, l’artefice violenta d’un delitto, una specie di catarsi, improvvisa e sanguinaria, attuata a difesa di una vittima, di qualcuno più soggetto e più debole di lei: di Luparella, appunto: l’altro corpo-non corpo in scena, puro fantasma, evocazione di memoria, ombra fedele di Nanà nell’osceno e sboccato rosario dei martirii. Luparella, vecchia puttana dei casini, consumata dalle malattie e le paure. Soglia, pietosa e disumana, in bilico continuo tra essere e non essere, speranza e perdizione, che muore nel dare alla luce, nel bordello spopolato perfino dalle sue “signorine”, un’anonima creatura, fatta venire al mondo dalla stessa incompetenza e passione di Nanà, mentre che, sul letto, “in articulo mortis”, la vecchia prostituta viene ancora oltraggiata dalla foga sessuale di un giovane nazista, salito alle stanze del casino, perché in cerca occasionale d’amore, o forse, d’ulteriore, occasionale sopraffazione a danno di indifesi. La messa in scena tende a sottolineare gli aspetti evocativi e metaforici della pièce nonché a marcare fortemente le valenze squisitamente linguistico-fantastiche del testo, che sulla scena, diventa quasi un canto continuo, una sorta di appassionato “lied” tedesco-partenopeo, veicolante l’essenza d’universo, cosmo, della realtà di Napoli, qualcosa di non provincialistico o locale, pur usando fino in fondo l’arcinoto e teatralissimo suo idioma (Enzo Moscato).
Enzo Moscato
Enzo Moscato
Oltre quarant’anni di teatro scritto e interpretato all’insegna di una galassia, febbrile e caotica, di lingue e d’invenzioni sceniche che ha, sin dall’inizio, attirato su di sé l’interesse, lo studio, la curiosità del pubblico e della critica, nazionali e non solo, costellando un percorso artistico tra i più originali e anomali del panorama teatrale italiano, fitto di numerosi e prestigiosi premi o riconoscimenti: Premio Riccione/Ater per il Teatro 1985 per Pièce Noire primo lavoro che l’ha fatto conoscere, Premio IDI 1988, Premio UBU per il Teatro 1988 e 1994, Premio della Critica 1991, Biglietto d’Oro AGIS 1991, Premio Internazionale di Radiofonia del Festival di Ostankino (Russia) 1994, Premio Viviani a Benevento Città Spettacolo 2002, Premio Annibale Ruccello a Positano 2003 e Premio Franco Carmelo Greco a Caserta 2004, Premio Pulcinellamente 2008, Premio Poerio-Imbriani 2013, Premio Napoli Cultura 2013, Premio Ubu 2018 alla carriera, ecc… Gran parte di questo teatro (composto di drammi, commedie, monologhi, atti unici lirici, rapsodie, frammenti) dal lavoro di esordio Scannasurice (del 1980/82) fino a Sull’ordine e il disordine dell’ex macello pubblico (2001), dedicato alla Rivoluzione napoletana del 1799, si trova in parte edito nei seguenti volumi: L’Angelico Bestiario (Ubu-Libri, 1991); Quadrilogia di Santarcangelo (Ubu-Libri, 1999); Occhi gettati & Altri Racconti (Ubu-Libri, 2003), Orfani Veleni (Ubu-Libri 2007). Ha, inoltre, liberamente tradotto in italiano, per la scena: L’Arancia Meccanica di A. Burgess, L’Ubu Re di A. Jarry, I Drammi Marini di Eugene O’Neill, Tartufo o l’impostore di Molière, La conferenza aux Vieux Colombier di A. Artaud, Chantecler di E. Rostand, Carmen dall’opera di G. Bizet, ecc… Al suo attivo anche cinque cd, come chansonnier/rivisitatore dell’universo canoro partenopeo e non: Embargos (1994), Cantà (2001), Hotel de l’univers (2005), Toledo Suite (2011), Modo Minore (2019). Gli ultimi lavori sono: – (2002) Kinder-Traum Seminar, seminario sui bambini in sogno, dedicato alla Memoria Collettiva dell’Olocausto – (2003) Hotel de l’Univers, rècit-chantant, dedicato alla musica del cinema – (2005) L’Opera Segreta, omaggio all’universo poetico-espressivo della Ortese – (2007) Le Doglianze per gli attori a Maschera, libero omaggio a Carlo Goldoni – (2008) Magnificenza del terrore, omaggio scenico ad Antonin Artaud, a 60 anni dalla morte – (2009) Piéce noire (premio Riccione 1985) – (2016) Modo Minore, recital colto-popolare – (2017) Raccogliere & Bruciare, traduzione e assemblamento per la messa in scena di passaggi poetici liberamente ispirati all’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters – (2019) Ronda degli ammoniti, nuovo testo che affronta il tema della condizione del bambino e dell’adulto prendendo spunto da una lontanissima, oramai quasi mitica, vicenda di cronaca – (2020) Festa al celeste e nubile santuario, testo che appartiene al repertorio del drammaturgo (1983), visione di una Napoli viscerale, misera, in un vicolo come tanti, in un basso scuro dove sopravvivono tre sorelle ‘signorine’ e misticamente deliranti. Per il cinema, invece, ha finora lavorato, come attore, per Mario Martone in Morte di un matematico napoletano (1992), per Pappi Corsicato in Libera (1993), per Raoul Ruiz in Le voyage clandestin ovvero Vite di santi e di peccatori (1994), per Stefano Incerti ne Il Verificatore (1995), per Antonietta De Lillo in Racconti di Vittoria (1995) e in Maruzzella frammento de I Vesuviani (1997), per Pasquale Marrazzo in Malemare (1997), Il Resto di Niente (2002) di Antonietta De Lillo, Mater Natura opera prima di Massimo Andrei (2003), Il giovane favoloso di Mario Martone (2014). Negli ultimi anni svolge seminari, laboratori sulla scrittura teatrale presso l’Università di Fisciano (SA), l’Istituto Suor Orsola Benincasa di Napoli e presso il Centro Studi sul Teatro Meridionale, Napoletano ed Europeo di Napoli; dal 2003 al 2006 è nel Comitato per la direzione artistica del Teatro Mercadante di Napoli, mentre nel triennio 2007-2009 è stato il direttore artistico del Festival Benevento Città Spettacolo.
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