10/04/2022 Teatro Ragazzi

domenica 10 aprile ore 16 e ore 18 | teatro ragazzi
Tam Teatromusica
HO UN PUNTO FRA LE MANI
libero gioco multisensoriale a partire dalla pittura di Kandinskij
ideazione, regia e interpretazione Flavia Bussolotto
creazioni digitali dal vivo Alessandro Martinello
musiche Michele Sambin
grazie a Pierangela Allegro per i pensieri condivisi e a Claudia Fabris, Preziosa prima spettatrice
dai 2 ai 6 anni
durata 35’
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Un racconto senza parole, fatto di suoni, gesti e pittura. Uno spettacolo per avvicinare i più piccoli all’arte pittorica attraverso i linguaggi teatrali, capaci di arricchire e di stimolare emozionalmente ogni loro scoperta.


A sinistra, in alto nell’angolo, un puntolino
A destra, nell’angolo in basso, altro puntolino
E al centro niente di niente
E niente di niente è tanto, tantissimo
In ogni caso assai più di qualcosa.

Kandinskij

Ho un punto fra le mani vuole avvicinare i piccoli all’arte pittorica attraverso i linguaggi teatrali, capaci di arricchire e di stimolare emozionalmente ogni loro scoperta. Lo spettacolo utilizza la pittura digitale dal vivo. Attraverso questa tecnica è possibile far dialogare l’attrice in scena con i segni pittorici ispirati all’opera di Kandinskij e realizzati in tempo reale da un artista- tecnico. Ho un punto fra le mani è un racconto senza parole fatto di suoni, gesti e pittura. Il dispositivo scenico (videoproiettore collegato a un computer e a una tavoletta grafica) permette di creare davanti agli occhi degli spettatori dei veri e propri quadri visivi e sonori. Il racconto si sviluppa per episodi, ognuno dei quali crea con giocosità una relazione possibile con gli elementi-base della pittura: il punto è nello spettacolo il filo conduttore, l’origine di ogni forma, di tutti gli episodi che costruiscono il racconto. Il punto nero rappresenta “l’altro da sé” con cui l’attrice instaura una breve, ma intensa e poetica relazione; Il punto verde dà origine a un episodio “olfattivo”, è il segno evocativo di fresca macchia mediterranea; il punto giallo è “l’immersione” nel sapore aspro del limone; il punto rosso è puro gioco: è il naso rosso del clown che “piange per ridere o ride per piangere”.

La linea retta crea e delimita spazi da abitare, a volte spazi che stringono, da cui è necessario fuggire, altre volte spazi accoglienti come quello della casa, la linea curva è espressione di movimento, è traccia motoria che si fa segno visivo, energia, la linea curva allora diventa danza. Il colore nella sua esplosione è una conquista, diventa gesto colorato, affermazione di sé. Composizione: tutti gli elementi fino a qui esplorati si compongono in un quadro finale in cui ritrovare, evocato, l’universo di Kandinskij Dopo lo spettacolo si consiglia di fare dipingere “a caldo” i bambini, per esplorare le tracce emozionali lasciate in loro dalla visione. Si consiglia di predisporre in aula grandi fogli appesi alle pareti e, se possibile, sul pavimento per riprodurre lo spazio scenico. La scelta della tecnica pittorica dovrebbe favorire la fisicità del gesto pittorico.

Il percorso di ricerca pensato per la prima infanzia parte da alcune suggestioni contenute nei testi Punto linea superficie e Lo spirituale nell’arte di Vassilij Kandinskij. Kandinskij scrive: “Il colore è il tasto, l’occhio è il martelletto, l’anima è un pianoforte con molte corde. E l’artista è la mano che toccando questo o quel tasto fa vibrare l’anima”. In un altro passaggio della sua riflessione dirà altrettanto della forma. Per Kandinskij forme e colori parlano direttamente all’anima. Ogni colore ha un suo odore, sapore, suono, così un punto, una linea o un triangolo, un quadrato, un cerchio. Grazie alle loro qualità sensibili le forme sono esseri viventi da ascoltare e i colori richiamano una sensazione vitale, un’emozione, un suono, addirittura uno strumento musicale. L’opera d’arte è una partitura di forme e colori con un proprio suono e respiro, la sua creazione è la creazione di un mondo nel quale lo spettatore è invitato a immergersi “con tutti i propri sensi”. Ed è proprio questa visione “sinestetica” che ha stimolato la mia curiosità e il desiderio di avvicinare le parole di Kandinskij al bambino e alla sua “percezione multisensoriale” del mondo. Ma se Kandinskij voleva creare una scienza dell’arte, dando basi matematiche ai fenomeni artistici e fissando una grammatica dei segni pittorici, il mio desiderio è quello di giocare in libertà e leggerezza con le suggestioni creative contenute nelle sue parole. Sinestesia, dal greco syn-aisthanèstahai, “percepire insieme”. Se ci atteniamo al significato etimologico del termine possiamo dire che ogni attività percettiva è un’attività sinestetica; ognuno di noi “percepisce insieme” suoni, colori, odori e sapori. Ancor più il bambino piccolo, immerso in un flusso globale di percezioni. Ma sinestesia è anche “contaminazione” dei sensi di percezione e allora si può parlare del colore di un suono, del profumo di una parola.

In scena un corpo dialoga con il silenzio di un punto nello spazio, con la poesia di una linea retta che evoca spazi da abitare, immerso nell’esplosione di un colore, che è anche cibo, profumo, il suono di uno strumento musicale, ogni colore una nota e nell’immersione sensoriale dell’attrice il bambino si specchia, vivendo le proprie percezioni presenti e ritrovando la memoria dei propri sensi come immagini nella mente. Nel dialogo serrato tra il tecnico-pittore e l’attrice in scena, in un gioco di videoproiezioni gli elementi propri della pittura evocano mondi che toccano fisicamente il corpo vivo dell’attrice: qual è il profumo di un colore? Quale il suo sapore e il suo suono? …Mordere un limone, aspro suono, aspro colore che esce dall’anima e invade lo spazio.


 

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