30/05/2014

venerdì 30 maggio ore 21.00

un progetto di Teatro Tor Bella Monaca e Federazione CEMAT
in collaborazione con Fondazione Teatro La Fenice Venezia e Conservatorio S.Cecilia

Un’importante iniziativa di promozione dell’opera lirica, con la proiezione di 9 opere prodotte dal Teatro La Fenice di Venezia. In alcune delle  serate, le proiezioni saranno precedute da brevi interventi di giovani cantanti lirici che interpreteranno arie da alcune opere.

Luca Mosca
Signor Goldoni | 2007, Teatro la Fenice  

con Alda Caiello, Chris Ziegler, Sara Mingardo, Cristina Zavalloni, Michael Bennet, Barbara Hanningan, Michael Leibundgut, Roberto Abbondanza
orchestra e coro Teatro La Fenice
direttore Andrea Molino
regia Davide Livermore

prologo

Avvolte nella nebbia dei Campi Elisi, anime beate celebrano la gioia eterna. Appare l’arcangelo Raffaele, così come è effigiato sulla facciata della chiesa dell’ Anzolo Rafael a Venezia. Egli annuncia a Carlo Goldoni che gli è stato concesso di ritornare per una sera nella città lagunare, suo luogo natale. Essi parteciperanno a un ballo di carnevale che ha per tema Shakespeare e Venezia: tutti saranno mascherati e nessuno si stupirà per la loro presenza. Il poeta erotico veneziano Giorgio Baffo chiede di unirsi a loro e, nonostante l’iniziale disappunto di Goldoni, la sua richiesta viene esaudita. Di nascosto, l’irrequieto Baffo sottrae l’aureola all’Anzolo.

atto primo

Venezia. In un palazzo rinascimentale si sta svolgendo una festa di carnevale dedicata a Shakespeare, alla quale partecipano varie maschere: vi sono personaggi di questo autore, di Goldoni e anche figure insigni che negli ultimi secoli hanno abitato in città. Dopo una breve introduzione di Arlecchino entra un solenne corteo di maschere tra cui si distinguono il moro Otello e Desdemona. Il terzetto proveniente dall’aldilà si presenta a Desdemona, che cortesemente si informa sul loro viaggio.
Tra le maschere vi sono due servette vestite in modo identico, Mirandolina, protagonista della Locandiera di Goldoni (1753) e Despina, cameriera brillante nel Così fan tutte di Mozart-Da Ponte (1790). Arlecchino e Despina dirigono il minuetto di tre coppie di maschere, che cambiano partner ad ogni giro e cantano: sono Otello e Desdemona, Goldoni e l’Anzolo, Baffo e Mirandolina. Colpite dal comportamento lascivo del poeta Baffo, le due cameriere ordiscono un inganno a suo danno: gli faranno recapitare un biglietto da Arlecchino, in cui Desdemona lo invita di notte presso il suo balcone. Sarà proprio una di loro, invece, a fingersi Desdemona per prendersi gioco di lui.
Arlecchino, dopo aver cantato la sua romanza, annuncia che il pranzo è servito. Tutti si spostano in sala da pranzo. Nel frattempo Baffo prende da parte Otello, cercando di sollecitare la sua gelosia nei confronti di Goldoni, e riceve poi il messaggio delle servette. Nonostante le sagge ammonizioni dell’Anzolo, egli non intende trascurare la ghiotta occasione, mentre Goldoni, Otello e Desdemona, Despina e l’Anzolo si apprestano ad assistere allo scherzo.
È luna piena, al balcone appare Mirandolina, mascherata da Desdemona. Baffo la corteggia e così facendo usa espressioni ingiuriose a proposito di Otello, che ascolta furibondo. La burla è interrotta dall’intervento di Arlecchino, il quale allontana Mirandolina e invita Baffo a sparire, se non vuole affrontare a duello il moro inferocito: il poeta accetta vigliaccamente.
Otello si sfoga, dunque, lamentando la bassa qualità dei veneziani: dopo di lui sono nate solo persone dappoco e, dopo Shakespeare, mancano grandi autori. Ciò provoca la reazione sdegnata di Goldoni, che si oppone a tali dichiarazioni con insolita energia. Egli dapprima si rivolge al moro, che è pronto a sfidare in duello, poi a Desdemona, di cui egli stesso avrebbe voluto innamorarsi: si dichiara pronto a strapparla a Otello e a Shakespeare. La situazione è drammatica e pericolosa: a un comando dell’ Anzolo tutti restano immobilizzati nella posizione in cui si trovano.

atto secondo

Nel prologo l’Anzolo si rivolge al pubblico ed evidenzia gli aspetti inverosimili di quanto sinora avvenuto. Tuttavia un angelo, partecipe dell’onnipotenza divina, può anche imprimere una svolta felice alla vicenda: per non rattristare la fausta ricorrenza del compleanno di Goldoni, egli farà sì che la sfida tra il moro e il commediografo si risolva in un omaggio al genio di quest’ultimo.
La scena riprende esattamente com’era alla fine dell’atto primo: nel duello tra Otello e Goldoni, i due contendenti ‘muoiono’, ma l’Anzolo li resuscita quasi subito (le spade non erano che attrezzi di scena) tra la soddisfazione generale. Dopo un breve discorso di Goldoni e l’esecuzione di una serenata da parte di Desdemona, le luci si spengono e arriva in sala una torta gigantesca per augurare buon compleanno al grande autore: tutti tripudiano tranne Baffo, impegnato a sottoporre alle due servette un indovinello. Poiché esse non riescono a scoprire l’oggetto descritto (si tratta dell’aureola dell’Anzolo, rubata alla fine del prologo), Baffo organizza la penitenza. Si tiene dunque un torneo canoro tra Mirandolina, portavoce di Goldoni, e Otello, rappresentante di Shakespeare, in cui, secondo le previsioni di Baffo, l’autore italiano dovrebbe soccombere, data la parzialità del giudice, che è la stessa Desdemona. La gara è interrotta dall’Anzolo, il quale ingiunge ad Otello di togliersi la maschera. Questi si rivela essere William Shakespeare, ben felice di lodare la figura di un apprezzato collega, il veneziano Carlo Goldoni.
La festa sta per concludersi, l’Anzolo recupera la sua aureola, tutti se ne vanno. Solo le maschere di Arlecchino, Despina, Mirandolina, Desdemona si ribellano: gli uomini possono pur morire, ma le immortali creature della fantasia non possono sparire allo stesso modo. Despina, il cui padre non è Goldoni, ma Mozart e Da Ponte, riconosce però nel commediografo veneziano il suo diretto ascendente e, in quanto prova ‘vivente’ delle possibilità di rigenerazione creativa di un archetipo, proferisce alcuni numeri (57 … 35…), corrispondenti ad anni buoni per la nascita di autori capaci di rinnovare la tradizione.
L’Anzolo, Goldoni e Shakespeare spariscono tra la folla, solo Baffo è dimenticato, o forse si è furbescamente occultato pur di non rientrare subito nei Campi Elisi. A lui spetta il compito, prima che tutto sparisca, di celebrare la vita (“una commedia da godere”) e le sue gioie, fugaci ma reali.