01/10/2025 - 23/03/2026 Laboratorio

da ottobre a marzo • training teatrale
LA CASA DI CIASCUNA
progetto di  Caterina Vertova
per le donne del territorio
partecipazione gratuita

Un teatro di servizio che restituisce e valorizza la dignità delle donne, dove arte e introspezione diventano strumenti di conoscenza. Un training intensivo, rivolto alle donne del territorio, attraverso esperienza teatrale, voce e movimento per esplorare e far affiorare il potenziale nascosto, generando consapevolezza e determinazione.


max 25 partecipanti
per informazioni: lacasadiciascuna@gmail.com

La casa di ciascuna è un progetto teatrale innovativo che fonde arte con impegno sociale.
Nasce come un percorso di riabilitazione e cura per donne cosiddette fragili ma è anche un atto di restituzione di dignità e giustizia a coloro che lo attraversano. Il training teatrale si configura come una forma di rinascita, un rimborso emotivo e spirituale che ridona voce e consapevolezza a chi l’aveva persa. Prevede cinque mesi di training intensivo focalizzato su aspetti attoriali, vocali e corporei, sotto la supervisione di Caterina Vertova – ideatrice e direttrice artistica del progetto – e di Oretta Bizzarri, Maria Grazia Sarandrea e Selene Gandini, rispettivamente esperte in vocalità, movimento e training teatrale.
Il gruppo è composto da un massimo di 25 donne e la selezione avviene in collaborazione con associazioni e istituzioni sanitarie.
Il teatro è lo strumento con cui si ricostruisce la propria identità, si rafforza l’autostima e ci si riappropria di un posto nel mondo. Sul palcoscenico le donne ritrovano la loro essenza e si esprimono senza téma di essere giudicate. O, per usare le parole di Pasolini, il teatro diventa una forma di resistenza, un atto di rivoluzione interiore che consente loro di emergere dal buio dell’isolamento e della sofferenza.
Le competenze che emergono non sono professionali, ma profondamente umane. Nel teatro, ogni donna è nuda, non nel corpo ma nell’anima. Questa nudità crea un ponte di comunicazione autentico, dove le gerarchie sociali si dissolvono e restano solo l’ascolto, la condivisione e la crescita reciproca. Il teatro diventa così un luogo di espressione pura, in cui ognuna trova la propria voce e la propria forza.
La casa di ciascuna non è solo un progetto, ma un viaggio collettivo di riscatto e consapevolezza. È la prova tangibile che la dignità dell’essere donna inizia dalla riconquista di se stesse, della propria storia personale e collettiva e della capacità di esistere con coraggio e determinazione.

Caterina Vertova, attrice con una carriera teatrale di oltre 40 spettacoli dopo il diploma alla rinomata scuola “Piccolo Teatro” di Milano. Si è specializzata attraverso laboratori con Lindsay Kemp a Londra, training con Dominique De Fazio e Marilyn Fried dell’Actor’s Studio di New York e la scuola di acrobatica all’Ecole Nationale du Cirque di Parigi. Nei 40 anni di carriera ha lavorato con grandi registi italiani come Giorgio Strehler (“La grande magia” di Eduardo De Filippo e “Come tu mi vuoi” di Luigi Pirandello), Luigi Squarzina (“La vita che ti diedi” di Luigi Pirandello e “La famiglia del Santolo” di Giacinto Gallina” ) e Mario Missiroli (“Il Vittoriale degli italiani” di Tullio Kezich e “Lulù” di Friedrich Wedekind), oltre a recitare grandi opere europee come “Spettri” di Ibsen, “Macbeth” di Shakespeare e “Le tre sorelle” di Cechov. Inoltre ha interpretato alcuni personaggi classici come “Elettra”, “Didone” e “Medea” nei teatri greci in Italia.
In ambito cinematografico ha debuttato nel classico film italiano “Ginger e Fred” con la regia di Federico Fellini, oltre a partecipare a importanti produzioni cinematografiche come “Cuore Sacro” di Ferzan Ozpetek e “Lucrezia Borgia” di Florestano Vancini. Tra le produzioni di film di grande popolarità si segnala “Ho voglia di te” di Luis Prieto e “Natale a Miami” di Neri Parenti. Noto volto protagonista di produzioni televisive distribuite anche in Europa come “Commesse”, “Incantesimo”, “Il bello delle donne”, “Il Commissario”, “Io e Mio Figlio” e “Montalbano”. Ciò che contraddistingue il lavoro di Caterina Vertova, fin dagli inizi della sua carriera, è sempre stata la consapevolezza che essere attrice non può essere disgiunta dalla ricerca di un rapporto profondo con sé stessi, dalla necessità di scavare dentro le proprie contraddizioni, e dal coraggio di restituire al pubblico del teatro o della televisione un’immagine di donna profondamente immersa nella realtà e nella responsabilità del vivere sociale anche nei confronti delle nuove generazioni. I personaggi da lei interpretati in teatro sono la testimonianza di questa ricerca. La sua personale interpretazione delle grandi eroine tragiche del passato, Medea, Elettra, Saffo, Giocasta, Ecuba, Cleopatra, non è stata soltanto un’esperienza di arricchimento professionale, ma un viaggio appassionato dentro a ciò che di vivo e di contemporaneo i personaggi della mitologia teatrale possono ancora offrirci, soprattutto il senso di una ricerca profonda all’interno dell’animo femminile, colto là in quei momenti dove massima è la tensione, perché frutto di una contraddizione non risolvibile se non dentro le modalità del tragico. Ma anche l’approccio con i personaggi più popolari e diretti della fiction per Caterina Vertova sono sempre stati occasioni di una ricerca continua. Non è un caso che abbia accettato di interpretare figure di donne sempre vive e palpitanti, ma lacerate da conflitti, o meglio che nascondevano dietro al volto rassicurante di donne perfettamente inserite nelle convenzioni di una socialità di maniera, l’ansia di vivere l’avventura della vita in tutte le più contraddittorie manifestazioni. E’ il caso di una delle protagoniste de “Il bello delle donne”; un ritratto di una donna di successo felicemente sposata con un uomo di potere, che con coraggio affronta il richiamo forte di un amore “diverso”. “Io e mio figlio” in cui trasmette i sentimenti di una donna che convive con i propri timori e pregiudizi nei confronti dell’omosessualità del figlio, trovando la chiave per una reciproca conoscenza e comprensione. Ed è anche il caso della padrona del negozio di “Commesse”, apparentemente fredda donna in carriera, in realtà donna fragile e aperta al richiamo rischioso di un amore difficile. Di forte contenuto sociale ed emotivo anche la fiction “Gli ultimi del Paradiso” con un tema contemporaneo sulle morti bianche. Ha portato avanti con successo l’organizzazione e la direzione artistica di progetti multidisciplinari indirizzati alla rivitalizzazione dell’interesse culturale del territorio a Torino, Bolzano e Roma (Tor Bella Monaca). Con “Teatro di Servizio” Caterina Vertova propone progetti che coniughino la cifra culturale e artistica dell’intervento con specifiche istanze di natura sociale e civile espresse dal territorio, partendo dalla convinzione, ormai provata e riconosciuta che il teatro possiede una valenza di “cura”.
È necessario ricordare l’impegno di teatro sociale con “Mia figlia vuole portare il velo”, “Il fuoco di Hanifa”, “Concitare Stanca”, “Grido delle madri dei desaparecidos”, “Gerusalemme – tre donne per un Dio solo”.
Il pubblico, sia quello più selettivo del teatro, ma anche quello popolare della televisione, si è convinto di essere entrato in contatto profondo con la sincerità di Caterina Vertova, con la sua capacità di mostrarci senza veli la complessità dell’animo femminile, e ha potuto riconoscere, attraverso la fragilità, la tenerezza, le ansie dei suoi personaggi, le proprie fragilità, tenerezze ed ansie, e riconosce a Caterina Vertova, per questo, la generosità della sua arte come dire l’arte di rendere chiara la complessità.


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