martedì 10 e mercoledì 11 gennaio ore 21
testo Alessandra Chieli
supervisione drammaturgica Francesco Petti
con Emilio Barone, Alessandra Chieli, Anton de Guglielmo, Francesco Petti
direttore tecnico e luci Emilio Barone
supervisione tecnica generale Stefan Schweitzer
musiche originali Francesco Petti e Emilio Barone
sonorizzazione, immagini e montaggio Alessandra Chieli
costumi Armida Kim
assistente di scena Emma Tramontana
regia Alessandra Chieli
Una coproduzione 2022 Teatro Macondo | C.A.P.I. Consorzio Altre Produzioni Indipendenti e Teatro di Anghiari
Con la collaborazione e il supporto dell’Istituto di Cultura e Lingua Russa di Roma
Con il supporto del Festival dello Spettatore 2022 – Arezzo
I manoscritti non bruciano è frutto di un lungo lavoro di ricerca e indagine intorno al romanzo “Il Maestro e Margherita” di M. A. Bulgakov. Da questo nasce la consapevolezza che il romanzo contenga in sé, profeticamente, tutte le sfide del contemporaneo, quelle che caratterizzano il nostro presente, che, come in ogni opera d’arte immortale e senza tempo, si intuiscono tra le righe e arrivano al nostro io più profondo seguendo strade invisibili. Abbiamo provato a raccontare la forza dirompente del grande romanzo russo, quell’irruzione improvvisa e surreale di una giustizia divina che scende in Terra a disvelare meschinità, arrivismo e profitti scatenando il caos, tentando di tracciare il potere e le sue declinazioni. Ogni cosa è possibile. In questo processo ineluttabile di transizioni e trasformazioni, si compie un continuo ribaltamento della realtà: cosa accadrebbe se fossero i malvagi a parlare di cura e pietà? Se quiete e felicità, non successo e ricchezza, fossero l’agognato cambiamento offerto dallo stringere un patto con il diavolo? Bulgakov si interroga sul confine tra il bene e il male, sulla possibilità di immaginare un mondo senza ombre. Questo è stato un punto centrale della nostra ricerca, quali ombre e luci si nascondono dietro fatti, parole e persone? In questo scenario di inquietudine e follia, l’uomo ha ancora un suo ruolo nella società, ma il collaboratore di cui si avvale ha le fattezze del diavolo. Del resto, quando si distrugge ogni certezza, c’è pur bisogno di credere in qualcuno. Chiunque esso sia. Il diavolo bisogna conoscerlo, non evitarlo. Il Maestro e Margherita è un’opera letteraria ingombrante, illuminante e complessa. Quello che abbiamo cercato di fare è stato creare un’opera al contempo ridente e profonda, che possa restituire al pubblico l’allegria del pensiero; che riesca a comunicare la percezione della mediocrità ma anche della sublimità del mondo che viviamo, che faccia intravedere una speranza, quella che seppur vivendo in una società complessa, difficile e ostile, non tutto è perduto; che il senso di condivisione, il libero pensiero, l’aspirazione a qualcosa di più alto, non sono qualcosa di morto e inutile. Perché come ribatte Woland, “i manoscritti non bruciano”. Mai.
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