15/03/2020 Danza

domenica 15 marzo ore 18 | danza
Compagnia Abbondanza/Bertoni
LA MORTE E LA FANCIULLA
regia e coreografia Michele Abbondanza e Antonella Bertoni
con Eleonora Chiocchini, Valentina Dal Mas, Claudia Rossi Valli
musiche Der Tod und das Mädchen di F. Schubert
luci Andrea Gentili
video Jump Cut
organizzazione Dalia Macii
amministrazione e ufficio stampa Francesca Leonelli
produzione Compagnia Abbondanza/Bertoni
con il sostegno di MIBAC – Direzione Generale per lo Spettacolo dal Vivo, Provincia autonoma di Trento – Servizio Attività Culturali, Comune di Rovereto – Assessorato alla Cultura, Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto
un ringraziamento a Danio Manfredini, Tommaso Monza, Luca Fronza
nudo integrale in scena
durata 60’

In scena tre differenti ‘capolavori’. Uno musicale: il quartetto in re minore La morte e la fanciulla. Uno fisico: l’essere umano nell’eccellenza delle sue dinamiche. Uno spirituale-filosofico: il mistero della fine e il suo continuo sguardo su di noi.

Acquista Online


In scena tre differenti ‘capolavori’. Uno musicale: il quartetto in re minore di Schubert, La morte e la fanciulla. Uno fisico: l’essere umano nell’eccellenza delle sue dinamiche. Uno spirituale-filosofico: il mistero della fine e il suo continuo sguardo su di noi. Come già Matthias Claudius, nel testo del Lied, e Franz Schubert, nel quartetto d’archi in re minore, la compagnia ha seguito il tema della morte accompagnata a giovani figure femminili, sul crinale di un confine oscuro tra sessualità e morte; nello spettacolo questi due aspetti sono così distinti: piano coreografico (la fanciulla) e piano video (la morte).
La coreografia. La danza e la musica di Schubert appartengono al mondo della ‘Fanciulla’. Sul palcoscenico orizzontale la coreografia, una sorta di stenografia bruciante, segue rigorosamente, fino all’evidenza e all’eccesso, gli impulsi musicali: ottocenteschi e romantici. In questa direzione troviamo i corpi nella loro essenza: privi finanche di quell’ultima copertura possibile, fisica ed emotiva. Nudi, come al cospetto della morte.
Il video. Nei video è data l’immagine che “la Morte ha di noi”. È uno sguardo sul contemporaneo: sfalsato e distorto, che ci restituisce un presente virtuale, in antitesi con l’accadimento ‘live’ della coreografia. Sul palcoscenico verticale (lo schermo), l’occhio della videocamera riflette la visione invadente e sempre presente dell’antagonista delle fanciulle. Il suono è quello silente del velato e inquietante respiro della morte, sospesa tra i quattro movimenti del quartetto d’archi.

La fanciulla: Via, ah, sparisci!
Vattene, barbaro scheletro!
Io sono ancora giovane; va’, caro!
E non mi toccare.
La morte: Dammi la tua mano,
bella creatura delicata!
Sono un’amica, non vengo per punirti.
Su, coraggio!
Non sono cattiva.
Dolcemente dormirai fra le mie braccia!
(Matthias Claudius, testo del lied Der Tod und das Madchen, traduzione di P. Soresina)

“Il nostro pensiero torna a posarsi sull’umano e su ciò che lo definisce: la vita e la morte, l’inizio e la fine sono i miracoli della nostra esistenza. Ci sono argomenti così importanti e trasversali che spesso sono presenti e traspaiono in qualsiasi soggetto si voglia trattare. Sempre il tema del nascere e del morire, del cominciare e del finire, ci ha accompagnato pur nelle multiformi sfaccettature del nostro cercare, immaginare e comporre. L’impermanenza dell’essere, delle forme che continuamente mutano, fino alla trasformazione finale e definitiva, che, così come alla nascita, ci vede protagonisti incoscienti anche di quell’ultimo misterioso passaggio. Questo transitare da una forma all’altra, ha a che fare con l’arte coreutica e con la sua specialità nell’osservazione dei contorni delle forme nello spazio: la danza è portatrice di tale compito, è essa stessa un balenare di forme che appaiono e scompaiono continuamente, trovando il suo senso proprio nella continuità e legamento delle sue immagini; per questo abbiamo indugiato proprio su quell’aspetto che potremmo definire ‘crepuscolare’ della danza, colta, nelle nostre intenzioni, proprio nel suo attimo impermanente e transitorio.
Abbiamo desiderato che il motore primo del lavoro fosse musicale: “Der Tod und Das Madchen” (La morte e la fanciulla), dedicato ad una ‘comune amica’ dell’uomo – la Morte, lied e il quartetto a lui ispirato scritto da Schubert nel 1824, all’età di 27 anni, dopo essere stato molto male e aver capito che era più vicino alla morte di quanto non volesse credere. Un esempio di musica che aspira all’infinito e accompagna l’ascoltatore oltre un’idea razionale, verso l’ignoto e il trascendente. Lontani dalla nostra tendenza di inquadrare in un aspetto drammaturgico le immagini, abbiamo cercato di capire, di aprire, come chirurghi, il corpo della scrittura per scrutarne i vuoti, gli spazi cavi e, mai come questa volta, comporre è assomigliato a un eterno precipitare, a un fuggire da ogni fine, da ogni senso, come un procedere verso la morte senza mai morire…In attesa di quel momento che Blanchot definirebbe ‘intimità aperta’ tra le danzatrici e gli spettatori, nel cui incontro l’opera può inverarsi.” Michele Abbondanza e Antonella Bertoni

Michele Abbondanza e Antonella Bertoni.
Dall’esperienza newyorkese nella scuola di Alwin Nikolais, agli studi francesi con Dominique Dupuy, attraverso le improvvisazioni ‘poetiche’ di Carolyn Carlson, lo studio e la pratica dello zen, Michele Abbondanza (cofondatore del gruppo Sosta Palmizi e docente alla Scuola di Teatro del Piccolo di Milano) e Antonella Bertoni, fondano la Compagnia Abbondanza/Bertoni, riconosciuta come una delle realtà artistiche più prolifiche del panorama italiano per le creazioni, per l’attività formativa e pedagogica e per la diffusione del teatro danza contemporaneo. Michele Abbondanza proviene dall’esperienza veneziana di Carolyn Carlson al Teatro La Fenice di Venezia nei primi anni Ottanta, cofonda nel 1984 il gruppo Sosta Palmizi (“Il cortile”, premio Ubu 1985) e incontra Antonella Bertoni a Parigi, dove entrambi danzano in diverse creazioni di Carolyn Carlson. Nei primi anni Novanta rientrano in Italia, dove fondano la Compagnia Abbondanza/Bertoni, riconosciuta come una delle realtà artistiche più prolifiche del panorama italiano, che affianca alla creazione di spettacoli, un percorso di formazione e di ricerca del teatro danza contemporaneo. In qualità di coreografi ospiti, creano le coreografie per il Teatro dell’Opera di Roma e la compagnia Aterballetto; collaborano con i registi M. Baliani, N. Garella, R. Guicciardini, con Luca Ronconi per l’opera lirica “Armida” (ROF 2014) e con i musicisti John Surman, Steve Lacy, Michel Portal, Barre Phillips, Sebi Tramontana, Michel Doneda e la Lydian Sound Orchestra diretta da Riccardo Brazzale, con la quale mettono in scena, curando le coreografie, “The black saint and the sinner lady”, opera Jazz di Charles Mingus mai eseguita dal vivo prima di allora (2014). Partecipano al film di Bernardo Bertolucci “Io ballo da sola” (1995) e sono tra i protagonisti delle coreografie create per “Vieni via con me”, trasmissione di Fabio Fazio e Roberto Saviano, in onda su Rai Tre (2010). Vincono il premio Danza & Danza migliori interpreti, il premio Cascina per la coreografia, il premio Eti Stregagatto con lo spettacolo “Romanzo d’infanzia”, che ha superato le 600 repliche nelle sue quattro versioni (italiana, inglese, francese, portoghese), e nel 2017 il Premio Danza&Danza miglior spettacolo, con “La morte e la fanciulla”. Firmano e interpretano più di trenta creazioni, tra le quali ricordiamo il duo degli esordi “Terramara” (riallestito nell’ambito del progetto RIC.CI – Reconstruction Italian Contemporary Choreography Anni Ottanta-Novanta, ideato da Marinella Guatterini), il progetto “Ho male all’altro”, trilogia sulla tragedia greca (“Alcesti”, “Medea”, “Polis”), il progetto biennale per 12 danzatori “La densità dell’umano” (“La massa” e “A libera figura”), il progetto “Biologico”, che accosta interpreti speciali caratterizzati da forti segni: fisici, come nel caso de “Le fumatrici di pecore” e “Il groppo” o biologici come in “Scena Madre” (in scena Antonella e sua madre); il solo di Antonella, “Try” e di Michele, “I dream” e le ultime creazioni: “Gli Orbi”, quintetto che indaga i vizi e le debolezze della natura umana; “La morte e la fanciulla”, sull’omonimo quartetto di Schubert e “Balli Plastici Remix 1918-2018”, libera rivisitazione dello storico spettacolo di Fortunato Depero. Danno vita alla Piccola Compagnia Abbondanza/Bertoni, un progetto ambizioso di costituzione di un nucleo stabile di giovanissimi, che porta alla presentazione de “Il Ballo del Qua” e “Duel”, spettacoli interpretati da bambini per una platea di pubblico adulto. Nel 2008 nasce Scuola d’Azione, uno spazio teorico e fisico per la trasmissione del loro insegnamento, presso il Teatro alla Cartiera di Rovereto (Trento), dove la compagnia è in residenza. Praticano e insegnano lo zen, di cui rimane profonda traccia nelle loro creazioni e nella costante attività di formazione. Dal 1996 Michele Abbondanza è docente di danza presso la Scuola di Teatro Giorgio Strehler, diretta da Carmelo Rifici (Piccolo Teatro di Milano).

http://www.abbondanzabertoni.it
https://www.instagram.com/abbondanzabertoni/
https://www.facebook.com/compagnia.abbondanzabertoni/
https://vimeo.com/223273503