
venerdì 18 e sabato 19 luglio ore 21
Vita, morte e miracoli secondo Giuseppe Gioachino Belli
di Marcello Teodonio
regia Stefano Messina
con Emanuela Fresi, Stefano Messina, Chiara David, Simone Balletti
musiche di Pino Cangialosi
disegno luci Francesco Bàrbera
Teatro Vittoria Attori & Tecnici
“A Roma co la maschera sur grugno / ar meno se po’ dì la verità”. Solo una puntuale carnevalizzazione della storia consente la rappresentazione integrale della verità, quella verità “sfacciata”, quella Verità/cacarella “che quanno te viè l’impito e te scappa, / hai tempo fijja de serrà la chiappa / e storcete e tremà pe ritenella”. E nei sonetti di Giuseppe Gioachino Belli quella verità di allora, quei momenti e protagonisti della Roma ottocentesca, appaiono e sono molto simili agli attuali: gli uomini, le donne, i rapporti tra gli uomini e le donne, la città, il sesso e il potere, la religione e la vita quotidiana. In spazi tanto ideali e simbolici quanto concreti (le vie e le piazze di Roma), rievocati dalle parole dei sonetti, avvengono gli incontri e gli scontri fra gli esseri umani, le riflessioni e le imprecazioni, l’urlo e il sospiro, la bestemmia e la preghiera: i sonetti si incalzano l’uno con l’altro collegati o da evidenti connessioni tematiche o da più nascoste sintonie o dissonanze stilistiche, che si inseguono, rimbalzano, esplodono. Lo spettacolo nasce dall’esigenza di far conoscere una delle più grandi pagine di poesia europea, forse ancora troppo ignorata e considerata spesso, ed erroneamente, poesia “dialettale”. Il dialetto di Belli è in realtà una lingua “inventata”, energica, graffiante, vitale, con la capacità di costruire nell’arco breve di un sonetto una vicenda, un attimo di vita quotidiana o addirittura un’intera esistenza, con una tale potenza espressiva e visiva da conferirgli una poderosa forza teatrale.
La scommessa è quella di riuscire a unire qualcuna delle tante voci dei personaggi dei sonetti, creare un dialogo, un discorso organico, un affresco caotico e violento, che offra suggestione di suoni e fulminanti visioni di quel inferno in terra, di quella Umana Commedia tragica e misera, comica e grottesca, appartenente a Roma – città “di sempre solenne ricordanza” e “stalla e chiavica der monno” – e al tempo stesso appartenente agli uomini e alle donne di ogni luogo e di ogni tempo.
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