15/04/2015

mercoledì 15 aprile ore 21.00

di e con Ulderico Pesce
indagini sonore Têtes de Bois

PigrecoDelta – distribuzione teatrale

testo vincitore del Premio Marisa Fabbri, sezione del Premio Riccione Teatro, 2005

FIATo sul collo racconta la vita di Antonio e Angela. Lavorano nello stabilimento lucano della Fiat-Sata di Melfi. Vivono ad Acerenza (PZ) e quando nel 1994 la Fiat seleziona gli operai da assumere attraverso contratti di formazione lavoro, parte il loro ‘sogno americano’: entrare in Fiat ed avere lo stipendio fisso. La realizzazione del sogno, che festeggiano con torta e candeline, li porta al matrimonio, all’acquisto, attraverso mutui bancari, di una piccola casa e di una fiat Punto. È tale l’illusione della raggiunta tranquillità economica che subito mettono al mondo due bambine. La vita quotidiana in fabbrica, però, a poco a poco, trasforma il loro sogno in incubo. Attraverso la loro vita scopriremo cosa significano formule come ‘doppia battuta’: la fatica di 12 notti consecutive di lavoro anche per le donne; ritmi impossibili da sostenere e salari striminziti che provocavano focolai di protesta e conseguenti licenziamenti e provvedimenti disciplinari. Antonio e Angela usciranno dall’incubo partecipando con ‘nuova coscienza’ alla lotta iniziata il 19 aprile del 2004 con la creazione di presidi davanti alla fabbrica, una lotta sostenuta dalla sola Fiom-Cgil, in cui le operaie e gli operai di Melfi di fronte ai soprusi della direzione aziendale rispondono ‘assediando la fabbrica’, una lotta che li vede costretti a resistere alle cariche della polizia con determinazione e orgoglio, una lotta storica, durata 21 giorni e che finisce con l’accettazione da parte della Fiat Sata delle richieste degli operai, tra le quali l’equiparazione del salario agli altri stabilimenti Fiat d’Italia e l’eliminazione della doppia battuta.

“È difficile che qualcuno oggi si occupi degli operai metalmeccanici, di quelli che fabbricano le macchine. La TV e i giornali in genere non si occupano della loro vita, della loro condizione di lavoro che spesso nella storia anche recente d’Italia ha significato ‘schiavitù istituzionalizzata’. Nessuno o pochi si occupano di indagare sui contributi a fondo perduto che la FIAT ha avuto dallo Stato italiano e se quei soldi sono stati gestiti per difendere gli operai e le loro famiglie. Con questo spettacolo ho voluto occuparmi di queste cose. Strada facendo ho incontrato un gruppo musicale: i Têtes de Bois, che cantano con forza, passione e ironia i temi del Lavoro. Abbiamo deciso di camminare assieme.”
Ulderico Pesce