16/04/2014

mercoledì 16 aprile ore 17.30

regia e autore Marco Zoppello
con Michele Mori, Cinzia Corazzesi
scenografie Andrea Vitali
pupazzi Roberta Socci
musiche Francesco Giustini
movimenti scenici Bianca Francioni

genere teatro d’attore con pupazzi

Nata Teatro

“… è ovvio razza di acciughe! Nessuno l’ha mai visto, tutti se lo immaginano, e se lo immaginano in modo diverso!
Ma come fanno ad avere paura se non l’hanno mai veduto!
Testa di tonno! È proprio ciò che non conosciamo che ci fa più paura.”

La spettrale nave del Capitano Giles solca gli oceani in lungo e in largo ed oltre a trasportare merci serra nella stiva le storie più strane e fantasiose, tra cui la leggenda del Colombre, mostro marino che, vuole la leggenda, insegue la vittima per tutta la vita finché non l’ha divorata.
Il Colombre è mistero, l’ignoto, il diverso. Ci vuole coraggio per affrontare ciò che non ci somiglia, che ci pare strano, straniero. Ed il brutto anatroccolo rimane sempre in disparte nello stagno sennonché il nostro anatroccolo è un mostro famelico, dicono, che risponde al nome di Colombre, mentre lo stagno è nientemeno che il mare sconfinato. Aiutato o meglio disturbato da due improbabili e tonti marinai, il cuoco Bateau e l’ufficiale Trinchetto, il Capitano Giles racconterà le avventure del piccolo Stefano e del suo incontro con la strana Creatura.

Liberamente tratto da Il Colombre, racconto di Dino Buzzati, Teste di Tonno è uno spettacolo dai colori lievemente noir, ma che, come annuncia il nome stesso del ‘perfido’ mostro, contiene colori e ombre, luce e buio, sogni e incubi, risate e stupore, nonché due colorati e grotteschi marinai terribilmente attratti dalle leggende. Sogni marini, musiche e canzoni originali, simpatici pupazzi e una scenografia marinaresca per una rappresentazione giocata tra narrazione, teatro di figura ed ombra, pretesto per cercar di vedere le cose al di là di quello che può esser la paura iniziale, per capire che la diversità è una ricchezza proprio perché non esiste diversità o forse perché siamo tutti diversi, che è come dire che non lo è nessuno.
Marco Zoppello