02/05/2017 - 03/05/2017

2 e 3 maggio, ore 21

 

Matermorfosi

di Valerio Marini

liberamente tratto da Ovidio e Apollodoro

con Deborah Di Giacomo e Valerio Marini

regia Mariagrazia Pompei

 

Attoprimo Compagnia Teatrale

 

Sinossi

Una donna si vanta della sua superiorità di madre e viene punita dalla moglie di un boss di quartiere. Un’altra approfitta della Festa della Donna per meditare la giusta vendetta nei confronti del marito, macchiatosi di una grave colpa nei suoi confronti. Una vecchia, cui la figlia è scomparsa molti anni prima, riversa il suo amore materno represso nei confronti di un neonato che le è stato affidato in cura. Una ragazza incinta, pronta a partorire, cerca di aiutare una sua vicina di letto in ospedale, cui l’assistenza medica viene negata.

Quattro storie di donne, tratte e riadattate ai giorni nostri da altrettanti miti poco noti, narrati nelle “Metamorfosi” di Ovidio e nella “Biblioteca” di Apollodoro. Niobe, madre di sette figli e sette figlie, osa sentirsi superiore alla dea Latona, madre di Apollo e Diana. La sua superbia sarà punita dalla dea, che chiederà ai suoi figli di sterminare quelli di Niobe, il cui dolore la trasformerà in pietra. Procne scopre che la sua amata sorella, creduta da tutti morta, è in realtà viva ma priva della lingua, dopo che suo marito, incaricato un anno prima di andarla a prendere, l’ha stuprata più volte e le ha tagliato la lingua. Il crimine commesso ai danni di sua sorella spingerà Procne ad ordire una truce vendetta: uccidere suo figlio e servirlo al marito per cena. Demetra cerca da lungo tempo sua figlia Persefone. Travestita da vecchia, si aggira per il mondo e riceve ospitalità dal re di Eleusi e da sua moglie, che le affida il figlio Demofoonte. La dea decide di rendere il bambino immortale, spargendolo d’ambrosia e ponendolo sul fuoco ma la madre del bambino, ignara, assistendo al rito toglie il bambino dalle fiamme negandogli così per sempre la possibilità di essere immortale. Galantide è la serva di Alcmena, la quale non riesce a partorire suo figlio Ercole dopo che la dea del parto, su richiesta di Giunone, le impedisce di mettere al mondo suo figlio, intrecciando le dita in un sortilegio di chiusura. Galantide le dice che Alcmena ha partorito, costringendo la dea incredula a sciogliere le mani e facendo così nascere Ercole. Per vendetta, sarà trasformata dalla dea in  donnola e condannata a partorire figli dalla bocca. Tre storie tragiche (Niobe, Procne, Demetra) e una tragicomica (Galantide), a riprodurre, naturalmente in un tempo nettamente minore, la tetralogia classica (tre tragedie e un dramma satiresco).

L’adattamento drammaturgico 

A far da filo conduttore a queste quattro storie è la maternità, tema frequentemente sullo sfondo della cronaca dei giorni nostri, spesso dato per scontato come sentimento specificamente femminile senza che le dirette interessate siano chiamate a esprimersi, se non su pochi blog o studi di genere. In questo senso, ci interessava fornire uno sguardo “antico”, che dell’argomento mostrasse senza reticenze le numerose sfumature: l’eccessivo orgoglio materno di Niobe diviene causa di morte per i suoi figli, l’amore materno è messo da parte da Procne, accecata dall’odio nei confronti del marito, mentre è pronto a risvegliarsi per un figlio non proprio come nel caso di Demetra. I quattro miti sono diventati così brevi monologhi, riadattati a contesti e situazioni credibili per i tempi attuali (per cui, ad esempio, Niobe diventa un’estetista che si inimica la moglie di un mafioso di quartiere, oppure la vicenda di Procne è ambientata in basso napoletano). L’interpretazione delle quattro storie è affidata a una sola attrice (Deborah Di Giacomo) chiamata a dar voce e corpo a tutte queste madri e attorno a cui ruota l’intera messinscena, in un gioco di metamorfosi attoriale. Pochi elementi di scenografia connotano l’essenzialità e la contemporaneità dell’ambientazione e dell’adattamento, mentre alcuni semplici interventi splatter vogliono evidenziare il legame con il teatro romano, non privo di effetti dal carattere grandguignolesco.

Biglietti

Intero 10€ – Ridotto 8€ (over 65, under 24, possessori di Bibliocard)