13/03/2014 - 15/03/2014

giovedì 13, venerdì 14, sabato 15 marzo ore 21.00

traduzione, adattamento e regia Patrizio Cigliano
con un cast di 12 attori interamente selezionato attraverso le Anonymous Audition (audizioni prive di curricula e presentazioni) Andrea Cannucciari, Daniela Cavallini, Patrizio Cigliano, Domitilla D’Amico, Marco Manca, Marco Montecatino, Biagio Musella, Alessandro Parise, Cristiano Priori, Daniele Sirotti
e con Gianni Giuliano nel ruolo di Polonio
con la partecipazione straordinaria di Gigi Proietti nel ruolo del Fantasma
maestri d’armi Massimo Cimaglia, Dario Spampinato
scene Fabiana De Marco
costumi Andrea Viotti, Anna Missaglia
light designer Pietro Sperduti
musiche originali Giacomo Del Colle, Lauri Volpi
sartoria Farani
ufficio stampa Marzia Spanu
assistenti alla regia Giorgia Palmucci, Marco Barbato

La più famosa tragedia del mondo in uno spettacolo frutto di 6 mesi di prove con un cast interamente emerso da provini completamente anonimi in cui è stato premiato solo il talento.
Uno spettacolo interamente prodotto dagli attori coinvolti.
Una nuova forma di produzione a ‘partecipazione diretta’ in risposta alla paralisi del sistema teatrale italiano.
E per la prima volta in Italia, la prima versione del testo (1603) di Shakespeare, scoperta nel 1823 e solo recentemente attribuita effettivamente al Bardo. Una versione essenziale, perfetta, asciutta e clamorosamente più dinamica di quelle successive. 1 ora e 30 contro le 5 del testo ‘noto’. Una assoluta prelibatezza teatrale, culturale, storica e filologica.
Il ‘Primo Amleto’.

Amleto è a tutti gli effetti la più famosa tragedia del mondo. È  il testo che vanta il maggior numero di rivisitazioni della storia del teatro. Un Classico in cui molto spesso, per privilegiare l’evidente matrice letteraria e intellettuale, si sacrifica la bellezza e l’enorme portata della storia, che è e resta una bellissima storia di orgoglio, fragilità, odio e amore. E si perde di vista troppo spesso la straordinaria semplicità con cui Shakespeare ha raccontato, riempiendolo di assoluti capolavori letterari, il percorso narrativo, umano e psicologico di Amleto, e di tutti gli altri bellissimi personaggi.
E si dimentica, anche, troppo spesso, che il teatro Elisabettiano, tutto, era incredibilmente popolare: privo di tutte le ricadute intellettuali che nel 900 hanno appesantito la fruizione di quegli straordinari classici. Il nostro Amleto, sarà un Amleto essenziale, che ritorna al Teatro nella sua semplicità e verità scenica. Uno spettacolo che racconta una storia piena di contraddizioni e che toglie Amleto dall’idea di personaggio eroico che spesso gli viene assegnata, sbagliando. Perché Amleto è tutt’altro, che un eroe. Per tutto il testo, si dimostra semmai un debole, pavido, indeciso (il ‘dubbio’ amletico!), e spesso addirittura vile, quasi codardo e certamente per niente coraggioso. Amleto, affogato nella sua depressione che non ha alcuna intenzione di scrollarsi di dosso, vaga per il castello di Elsinore in cerca di un coraggio che non trova.
Amleto non agisce. Dice di volerlo fare ma non lo fa. Per tutto il testo! Parole, parole, parole.”