01/02/2014 - 02/02/2014

sabato 1 febbraio ore 21.00
domenica 2 febbraio ore 17.30

uno spettacolo di William Shakespeare da Duccio Camerini
traduzione di Giovanni Lombardo Radice
con Duccio Camerini, Salvo Lombardo, Tullia Daniele, Barnaba Bonafaccia
regia Duccio Camerini
scene Fabiana di Marco
costumi Livia Fulvio
musiche Alchimusika

produzione La casa dei racconti
in collaborazione con ass.cult. il tè delle 4

“Se dovessimo dare alle fiamme tutte le opere di Shakespeare tranne una – per fortuna non dobbiamo farlo – io sceglierei Antonio e Cleopatra
W. H. Auden

What sport tonight? Cosa ci attende stanotte?
Si è detto a volte che Antonio e Cleopatra sono Romeo e Giulietta da grandi.
E’ l’amore adulto, l’amore che non fa più i conti solo con la passione, ma che deve confrontarsi con la durezza della vita, la vita che slitta, che cambia sempre, la vita che ci ubriaca e ci prende in giro.
Ma c’è qualcos’altro nel rapporto tra Antonio e la sua Regina, a renderlo struggente di una qualità tutta sua: le guerre che hanno dichiarato contro il resto del mondo e contro sé stessi dichiarandosi amore.
Ecco dunque che questi contrasti appaiono ideali (come spesso in Shakespeare) per raccontare gli equilibrismi esistenziali dell’uomo e della donna di oggi, esaminare la nostra condizione, le assurdità, i pericoli, gli scambi dei ruoli maschile/femminile, il ridicolo, le eventuali emancipazioni, i fallimenti.
Niente affatto una storia eroica e divina. Una contesa privata, intima, da camera da letto, per fare il punto sull’amore (parola che sempre più ama nascondersi) e lo scontro dei sessi. La grandiosità di Antonio e Cleopatra è il contenitore ideale per raccontare le paure di uomini e donne che invecchiano e un tempo si erano ritenuti unici e speciali.
Ecco dunque una commedia/tragedia sulla impossibilità di stare insieme fino in fondo, dove, come già nei Sonetti, la nostra compagnia mette al servizio dell’ immaginario shakespeariano le proprie ricerche sui tanti linguaggi del teatro.
Già, perché abbiamo scelto di ambientare il nostro spettacolo appunto in un teatro, dove una compagnia si è riunita per provare Antonio e Cleopatra… un attore-regista, un assistente, un attore en travesti nei panni della fatale regina… da dietro le battute e le azioni dei personaggi, emergono le incertezze e le ansie degli attori… persone che, proprio come tutti, a volte scordano la parte, oppure non la recitano come vorrebbero… Ed emergono sinistre – e sempre più frequenti e inquietanti – coincidenze tra le vite degli artisti e quelle “di carta” dei personaggi… a casa del regista, una donna malata lo aspetta…. dove finisce il teatro, dove comincia la vita? Il teatro è vita già vissuta? La vita è teatro già scritto? Il teatro è finzione appunto perché gli attori credono di ‘non’ essere i personaggi? È vero che spesso la modalità espressiva, un tratto caratteriale, un vizio, il tic di un personaggio, trovano riscontro nell’anima di un attore. Ma gli attori hanno orrore delle similitudini con i loro personaggi, rifiutano che involucro e contenuto si tocchino, perché sentono che così potrebbero avvicinarsi pericolosamente al loro confine… ovvero, ad un abisso…
Duccio Camerini